Angioplastica Coronarica

Che cos'è e perchè viene eseguita

L’angioplastica coronarica (PTCA/PCI) può essere eseguita al termine della coronarografia diagnostica dalla quale si differenzia in quanto costituisce un vero e proprio intervento. Consiste nel dilatare un restringimento (stenosi) coronarico che riduce il flusso del sangue al cuore mediante uno o più gonfiaggi di un catetere a palloncino.

Come viene eseguita l'angioplastica coronarica

Durante il gonfiaggio (del catetere a palloncino) può capitare di accusare dolore al petto, che scompare dopo aver sgonfiato il palloncino. Quasi sempre al termine della dilatazione può essere necessario (o preferibile) l’impianto, nella sede di dilatazione, di una o più protesi metalliche a forma di tubicino, chiamate stent, che consentono (rispetto all’angioplastica con il solo palloncino) di ridurre il rischio di occlusione acuta del vaso e di recidiva (restenosi).

Lo stent non va incontro a rigetto, non provoca tumori e non si sposta dopo che è stato posizionato. Lo stent viene incorporato nella parete coronarica nell’arco di 3-6 settimane.

Fino a che questo processo non si sia completato è richiesto l’uso di farmaci che rendono il sangue più fluido e, in particolare, rendono le piastrine meno attive. Le medicine che si usano con più frequenza sono l’Aspirina in associazione con altri antiaggreganti piastrinici. Nel caso vi siano controindicazioni all’uso di queste sostanze (ad esempio allergia, ulcera, etc.) va tempestivamente avvisato il medico di reparto.

Gli stent medicati

Nella quasi totalità dei casi vengono utilizzati stent ricoperti da farmaci (stent medicati) che riducono la proliferazione del tessuto che riveste la parete delle arterie, meccanismo questo che è alla base della recidiva post-angioplastica (restenosi).

Come risulta da studi eseguiti su migliaia di pazienti, tali stent riducono l’incidenza di restenosi rispetto agli stent convenzionali.

Nel caso di impianto di stent medicati, la doppia terapia antiaggregante con Aspirina e antipiastrinici deve essere proseguita per almeno 6 mesi-un anno o a vita, in base ad una valutazione clinica globale da parte dei sanitari.

Infine, la scelta di impiantare stent medicati o tradizionali, potrà dipendere dalla valutazione complessiva di una serie di variabili cliniche (ad esempio, età, presenza di diabete, tipo di sindrome ischemica, patologie associate, etc.) ed angiografiche (diametro dei vasi coronarici, sede e lunghezza della stenosi, etc.). 

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